Questioni bioetiche e diversità culturali
Raffaele Sinno.
Le differenti culture e sistemi, pur nelle profonde divergenze storiche e metodologiche, concordano, quando si confrontano, sul valore da attribuire alla presenza dell’uomo, riguardo ai suoi inalienabili diritti, e alle corrispondenti fragilità da difendere. Tale comune massimo moltiplicatore è espresso nell’idea che ogni attività umana è finalizzata “a perseguire obiettivi di verità, nel libero scambio di idee e di conoscenze” . In questo periodo di continue trasformazioni sociali ed economiche, la necessità dell’incontro tra strutture socio -
1. Le relazioni umane siano rispettose delle diversità, in modo da tralasciare il giudizio sulle opportunità, e puntare al recupero dei sentieri condivisi;
2. Evitare sistemi di indottrinamento culturale, nel rispetto di quei percorsi operanti per la difesa della dignità della persona umana;
3. Proporre un equilibrio, e non una globalizzazione finalizzata al raggiungimento dei consumi da ottenere a qualsiasi prezzo, a discapito di culture che sono ancora interpretate come concorrenziali;
4. Far emergere le differenze, quali necessità, su cui elaborare politiche di condivisione e non di separazione .
La diversità si fonda sul valore della dignità della vita, che deve essere sempre considerato un fine da rispettare, e mai un mezzo da quantificare o strumentalizzare. I punti sui quali le convergenze sono auspicabili sono:
1. Un diritto, che nel riaffermare il valore dell’uguaglianza, spesso confuso con l’identità, garantisca e difenda l’interazione espressiva tra gli uomini;
2. La prospettiva relativista sia considerata nel suo aspetto di consapevole tolleranza, piuttosto un’ottica di giustapposizione che ritiene la pluralità irriducibile a una condivisione comune.
3. La prospettiva razionale sia capace di cogliere il valore intrinseco della natura umana.
In definitiva, la questione del rapporto tra la riflessione etica e bioetica e le diversità culturali pone interessanti spunti di una nuova riflessione contemporanea, investendo diversi ambiti e settori dell’agire umano. Risulta conclusiva l’idea che nessuna accettazione delle differenze può emergere se si utilizza una metodologia che delegittima il senso della presenza etica dell’uomo nel creato, valore comunitario, sociale, politico, e religioso, di fatto, da ridistribuire con altri uomini, con distinte storie, ed eterogenee posizioni. Siamo tutti Immagine di Dio, anche quelli che ci appaiono troppo diversi e lontani, mentre in realtà non attuiamo quella saggezza che ci vedrebbe costruttori non del “ minimo” da condividere, ma del “massimo” da costruire.